Come da tradizione la Festa di Sant’Agata a Catania si svolge i primi giorni di febbraio con grande partecipazione di fedeli e devoti che accorrono da ogni parte per assistere alla grande processione della vara con il busto contenente le reliquie della Santa. Si tratta di una delle feste più belle di tutta la Sicilia, in cui si intrecciano fede e folklore.

Tre giorni di celebrazioni in onore della Santa Patrona della città.

Le celebrazioni per Sant’Agata partono già a gennaio ma raggiungono il culmine nelle giornate dal 3 al 5 febbraio, con l’offerta della cera a Sant’Agata, l’incontro dei fedeli con la Patrona e la processione.

Oltre alle celebrazioni religiose in onore della Santa, in programma un ricco calendario di eventi culturali, tra cui mostre, concerti e iniziative all’insegna del contemporaneo. 

E' la terza festa religiosa cattolica più seguita al mondo, proprio per il numero di persone che coinvolge e attira. Si svolge tutti gli anni dal 3 al 6 febbraio, il 12 febbraio e il 17 agosto. La ricorrenza di febbraio è legata al martirio della santa catanese, mentre la data di agosto ricorda il ritorno a Catania delle sue spoglie, dopo che queste erano state trafugate e portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace quale bottino di guerra e dove rimasero per 86 anni. Dal 3 al 6 febbraio giungono a Catania un gran numero di fedeli e turisti per partecipare a questa festività.

«Memoria di sant’Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore.»

Per quanto attiene alla festa vera e propria, è molto difficile stabilire quale fu l'anno d'inizio delle celebrazioni. 

Sicuramente i primi festeggiamenti a sant'Agata, anche se non programmati, avvennero spontaneamente il 17 agosto 1126 quando le spoglie della Santa catanese, trafugate nel 1040, furono riportate in patria da due soldati, Gilberto e Goselino, dalla città di Costantinopoli. Il vescovo di Catania, Maurizio, si recò al castello di Jaci per accoglierle, Sparsa la voce, nel corso della notte i cittadini si riversarono nelle strade della città per ringraziare Dio di aver fatto tornare, dopo 86 anni, le spoglie dell'amata martire Agata.

I festeggiamenti erano per lo più di natura liturgica e si svolgevano all'interno della cattedrale. 

Alla festa puramente religiosa si affiancò una festa più popolare, voluta dal Senato della città e anche dalla popolazione. A questo punto, per evitare problemi di ordine pubblico, venne creato un regolamento al quale dovevano attenersi gli organizzatori dei festeggiamenti. Pertanto, in abbinamento alla processione della vara per le vie cittadine, si inserirono spettacoli di natura diversa per intrattenere i fedeli che arrivavano da ogni parte della Sicilia.
Nel XVI secolo e forse ancora prima, era invalsa l'abitudine, da parte di molte persone per lo più appartenenti alla borghesia, di andare in giro mascherate al punto da essere irriconoscibili. Non è chiaro il motivo di questa usanza che poi degenerò in alcuni casi di comune delinquenza. Infatti celati dalle maschere, molti malintenzionati approfittavano della situazione per mettere in atto azioni violente e delittuose. La motivazione di queste mascherate può essere messa in connessione con la festa del Carnevale che solitamente coincide con le feste agatine.

Analoga a questa usanza è la presenza, dal Cinquecento e fino a metà Ottocento, delle ntuppateḍḍi, donne, appartenenti a varie classi sociali, che nei pomeriggi del 4 e 5 febbraio, si avventuravano da sole in giro per la città avvolte in un grande mantello e con il volto completamente celato per non farsi riconoscere. In un tempo in cui la donna, sia sposata che nubile, non usciva di casa senza essere accompagnata, esse andavano in giro per la città accettando dolci e regali da corteggiatori occasionali.

I festeggiamenti si svolgono nella città di Catania dal 3 al 6 di febbraio.

La giornata del 3 febbraio si apre con la processione per l'offerta della cera a cui sono presenti oltre che cittadini e turisti, le più alte cariche religiose ed istituzionali della città, concludendosi la sera in Piazza Duomo con il caratteristico e molto atteso spettacolo pirotecnico dei fuochi del 3 febbraio.

La vera festa religiosa ha però inizio la mattina del 4 febbraio con la messa dell'Aurora, quando il busto reliquiario di sant'Agata dopo un anno di attesa per tutta la città viene portato fuori dalla stanza che lo ha custodito, e "consegnato" ai devoti che lo porteranno in processione lungo un percorso esterno della città che si concluderà con il rientro nella Basilica Cattedrale in tarda notte, spesso alle prime luci dell'alba.

Nella mattina del 5 febbraio, presso la basilica cattedrale ha luogo la messa pontificale celebrata dalle più alte cariche religiose locali e non. Durante tutta la giornata il busto reliquiario di sant'Agata rimane esposto presso la Cattedrale e infine nel pomeriggio dopo la santa messa viene nuovamente affidato ai devoti per un'ultima processione lungo un percorso interno della città che lo vedrà concludersi nella tarda mattinata del giorno successivo 6 febbraio.

Molto antica è la tradizione delle cannalori (“cerei” o “candelore”). In principio, forse già nel XV secolo erano quasi dei carri allegorici di Carnevale cambiavano foggia ogni anno ed erano più di trenta.
Al giorno d'oggi sono quattordici e rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città. Si tratta di grosse costruzioni in legno riccamente scolpite e dorate in superficie, costruite, generalmente, nello stile del barocco siciliano, e contenenti al centro un grosso cereo. Questi imponenti ceri dal peso che oscilla fra i 400 ed i 900 chili, vengono portati a spalla, a seconda del peso, da un gruppo costituito da 4 a 12 uomini, che le fa avanzare con un'andatura caracollante molto caratteristica detta “a ’nnacata”.

I cannalori (“le candelore”), oltre a precedere la processione di sant'Agata nei giorni 4 e 5 febbraio, già dieci giorni prima iniziano a girare per la città portandosi presso le botteghe dei soci della corporazione a cui appartengono, scortate da una banda che suona allegre marcette.
I quattordici cerei hanno una posizione ben codificata nell'ordine da tenere nel corso della processione alla quale partecipano

Il fercolo di sant'Agata (in siciliano “a vara”), prima del 1379 era in legno dorato molto pregiato, è un tempietto di argento che ricopre una struttura in legno, riccamente lavorato, che trasporta il busto-reliquiario della santa catanese e lo scrigno, in argento, entro cui sono custodite tutte le reliquie di sant'Agata. Costruito nel 1518, in puro stile rinascimentale, è finemente cesellato e ornato, sul tetto di copertura, da dodici statue raffiguranti gli apostoli. Ha forma rettangolare ed è coperto da una cupola, anch'essa rettangolare, poggiata su sei colonne in stile corinzio. Fu costruito dall'artista orafo Vincenzo Archifel operante a Catania dal 1486 al 1533. Il fercolo è d'argento massiccio. Si muove su quattro ruote (rulli cilindrici in acciaio con battistrada in gomma piena) e viene trainato – tramite due cordoni lunghi entrambi circa 130 metri, al cui capo sono poi collegate quattro maniglie – dai “cittadini”. Ogni cordone presenta in testa un sistema di quattro corde con maniglia che permette di tenerlo costantemente e regolarmente in tensione.
I devoti catanesi indossano il caratteristico saccu, cioè un camice bianco che rappresenta le storiche vesti notturne indossate dai catanesi durante la notte in cui, si racconta, sant'Agata li protesse dai pirati saraceni.

Lo scrigno che contiene le reliquie di sant'Agata è una cassa d'argento in stile gotico, Realizzato intorno alla fine del XV secolo dall'artista catanese Angelo Novara. Il coperchio anch'esso in argento fu realizzato dallo stesso artista che costruì la vara. Esso è riccamente istoriato con immagini della vita di sant'Agata e contiene le sue reliquie racchiuse in diversi reliquiari.

Il giorno 3 febbraio si ha l'inizio dei festeggiamenti religiosi con la processione dell'offerta della cera a sant'Agata, detta anticamente la processione della luminaria. La processione, alla quale partecipano il clero, le autorità cittadine con in testa il sindaco e la giunta comunale, gli antichi ordini militari e cavallereschi, parte dalla Chiesa di Sant'Agata alla Fornace in piazza Stesicoro, detta a carcareḍḍa,

I festeggiamenti del giorno 4 hanno inizio con la messa dell'aurora. Essa rappresenta la prima funzione religiosa in onore della santa e anche il primo incontro, molto intimo, fra la santa e i suoi devoti. Alle 03:30 il portone della cattedrale viene violentemente aperto dalla calca dei fedeli che con il camice bianco invadono le navate correndo freneticamente verso il sacello di sant'Agata.

Il 5 agosto la festa ha inizio con il solenne pontificale, concelebrato dai vescovi di tutta la Sicilia, in presenza del legato pontificio che è solitamente un cardinale. Partecipano il clero catanese al completo, le autorità civili e militari ed il popolo dei fedeli. Nel pomeriggio, verso le diciotto, ha inizio il giro interno della città. Il fercolo percorre la via Etnea fino al Giardino Bellini, per deviare poi in via Caronda che percorre fino ad arrivare in piazza Cavour o, come dicono i catanesi, ‘u burgu dove, davanti alla Chiesa di Sant'Agata al Borgo, ha luogo uno spettacolo pirotecnico.

Alla fine la processione scende, lungo la via Etnea, verso la cattedrale fino ai Quattro canti dove gira a destra per effettuare di corsa a 'cchianata 'i Sangiulianu. Per via dei Crociferi, la più bella strada barocca di Catania, il fercolo si avvia verso la cattedrale. Viene effettuata l'ultima sosta davanti al convento delle suore benedettine che, da dietro i cancelli del sagrato del loro monastero, intonano dei canti a sant'Agata. Sant'Agata fa quindi rientro in cattedrale il 6 febbraio. Un tempo alle prime luci dell'alba, oggigiorno invece la durata della festa fa protrarre la processione anche fino alle 10-11 del mattino.